ecoBONUS 110%

Confermato, con il nuovo Decreto Rilancio, l'Ecobonus 110% per i lavori di efficientamento energetico effettuati tra il 1 luglio 2020 e il 30 giugno 2022

Superbonus con cessione del credito su:

  • sostituzione caldaia con una nuovaa condensazione o ibrida oppure con una pompa di calore;
  • installazione di un impianto fotovoltaico con sistema di accumulo batteria;
  • installazione colonnina di ricarica per auto elettriche.

CHIAMACI PER UNA PERIZIA GRATUITA.

Vista la complessità dell'argomento e la necessità di verificarne l'applicabilità caso per caso, il nostro team è a Tua disposizione.

 

 

SCONTO IMMEDIATO IN FATTURA DEL 50%

Con il Decreto Rilancio si ha la grande opportunità di scontare immediatamente in fattura le detrazioni fiscali messe a disposizione dello Stato del 50% e del 65%.

SCONTO IN FATTURA DEL 50% PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI COMPLETI ANCHE CON BATTERIA DI ACCUMULO.

Contattaci per maggiori informazioni!

 

 

Bonus Verde 2020

Confermata, con il decreto Milleproroghe 2020, la detrazione per ristrutturazione giardini, balconi e terrazzi anche condominiali

Il Bonus verde 2020 giardini terrazzi e balconi è una delle detrazioni fiscali introdotte con la scorsa Manovra e prorogata per il 2020 con il decreto Milleproroghe 2020.

E’ confermata dunque la detrazione del 36% fino a massimo 3.000 euro per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2020 e per tutto l’anno solare fino al 31 dicembre 2020, da privati e condomini, per risistemare o attrezzare giardini e terrazzi.

Ecco le sue caratteristiche in sintesi:

  • detrazione IRPEF del 36% sulle spese per lavori di “sistemazione a verde” di immobili e pertinenze;
  • lavori dal  1 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2020;
  • spesa massima su cui calcolare la detrazione, pari a 3.000 euro;
  • detrazione da suddividere in 10 rate annuali di pari importo;
  • si ha diritto sia alla detrazione per i lavori nella propria abitazione, sia a quella eventualmente spettante per i lavori sulle parti comuni condominiali.

Per quali lavori si può chiedere il bonus verde?

Come detto, il bonus riguarda i lavori di sistemazione a verde di cortili, balconi, terrazzi o giardini.

Di seguito alcuni esempi di lavori agevolabili:

  • risistemazione di un giardino esistente, installazioni impianti di irrigazione;
  • realizzazione di un giardino laddove c’era un cortile spoglio;
  • lavori su balconi o terrazzi con installazione di fioriere fisse;
  • recupero del verde di giardini di interesse storico.

Non è invece agevolabile l’acquisto di singole piante  vaso, se questo non fa parte di un più complesso progetto di sistemazione a verde. Insomma se si compra una pianta da mettere sul balcone, non è possibile detrarre la spesa.

Sono inoltre escluse le attività di ordinaria manutenzione ad esempio del giardino condominiale (come ad esempio la potatura periodica), e il lavori fatti direttamente dai proprietari degli immobili (acquisto materiali ed esecuzione lavori).

Di seguo i passaggi per avere diritto all’agevolazione:

  • innanzitutto i lavori vanno pagati con sistemi di pagamento tracciabili (bonifico, carte di credito, bancomat, assegni non trasferibili);
  • le fatture dei fornitori deve essere dettagliata ed indicare la norma relativa al bonus e che non si è trattato di manutenzione ordinaria;
  • i documenti, ricevute di pagamento e fatture, vanno conservate per futuri controlli fiscali.

Contattaci per avere maggiori informazioni.

 

 

News - 21.06.2019

 

Bando incentivi accumuli - Regione Veneto

CONTRIBUTO 50% A FONDO PERDUTO FINO A 3.000 EURO

 

STEP 1: dal 24 giugno ore 09:00

Accreditamento online per via telematica al sistema SIU

STEP 2: dall’ 8 luglio ore 09:00

Presentazione della domanda sempre al sistema SIU

 

Il bando per l’incentivazione dei sistemi di accumulo fotovoltaico è stato approvato ieri dalla Giunta regionale Veneta e da il via ufficiale per l’ottenimento dei benefici economici, previsti per i privati cittadini, avendo stanziati 2 milioni di euro di budget.

Incentivo per batterie di accumulo

L’obiettivo della Regione Veneto è favorire iniziative che prevedano un uso razionale dell’energia, la riduzione dei consumi e l’incentivazione di investimenti in “energia pulita”, in particolare le installazioni di impianti fotovoltaici abbinati a sistemi di storage, che possono garantire una copertura dei fabbisogni dei singoli utenti molto elevata e favorire la stabilità della rete elettrica.

Nel dettaglio si prevede l’assegnazione di un contributo a fondo perduto, con un importo massimo concedibile pari a 3.000 euro e variabile fino al 50% delle spese sostenute per l’acquisto ed installazione di un sistema di accumulo a servizio di un impianto fotovoltaico domestico.

Per ottenere l’incentivo dovranno essere rispettate le seguenti disposizioni:

· Acquisto del sistema dal 1° gennaio 2019 e lo stesso rendicontato entro il 13 dicembre 2019, esclusivamente da priviti;

· Accreditamento online al sistema SIU dalle ore 09:00 del 24 giugno alle ore 15:00 del 25 luglio;

· Presentazione della domanda di ammissione sempre al sistema SIU dalle ore 09:00 dell’8 luglio alle ore 15:00 del 31 luglio;

· Titolarità (anche prossima) di un impianto fotovoltaico installato nel territorio della Regione Veneto;

· La spesa per l’acquisto del sistema di accumulo dovrà essere sostenuta dal titolare dell’impianto fotovoltaico.

Scatta quindi la corsa alla prenotazione dell’incentivo che i titolari o i professionisti energetici dovranno adoperarsi e prepararsi a fare a breve.

 

Contattaci per avere maggiori informazioni.

 

 

News - 14.05.2019

 

SSP, AGGIORNATE LE REGOLE TECNICHE PER IL CALCOLO DEL CONTRIBUTO IN CONTO SCAMBIO


A seguito della positiva verifica dell'ARERA, sono on line le nuove Regole Tecniche che definiscono i criteri di calcolo del contributo in conto scambio (Cs) a partire dal 2019. Gli aggiornamenti recepiscono le principali modifiche normative e regolatorie successive alla precedente pubblicazione delle Regole Tecniche. 

In particolar modo viene segnalato che:

  • il Cs di acconto relativo al I semestre sarà nullo per tutti i contratti per i quali si siano registrati, nel biennio precedente, Cs di conguaglio nulli, ovvero misure mancanti o a somma zero;
  • i parametri per il calcolo dello stesso contributo Cs in acconto sono stati aggiornati, con riguardo alle ore di funzionamento ipotizzate per gli impianti fotovoltaici e al Cs medio;
  • è prevista una semplificazione del calcolo del Cs di conguaglio per gli impianti di produzione aventi differente tipologia impiantistica connessi su un medesimo punto di scambio (cd. multi-istanza), laddove l'utente dello scambio non comunichi al GSE la quota di produzione di ciascun impianto.

Si fa presente inoltre che il valore del Cs medio utilizzato per il calcolo del Cs di acconto del I semestre 2019 è pari a 0,13 €/kWh.

Infine si ricorda che, dovendo calcolare il Cs di acconto del I semestre 2019 sulla base delle nuove Regole Tecniche, il GSE terminerà le pubblicazioni di detto contributo entro il prossimo 19 maggio, fermo restando la data di pagamento prevista per il 15° giorno lavorativo del successivo mese di giugno.

 

 

News 15.03.2019

 

 

15.03.2019 - In una giornata mondiale e innovativa come quella di oggi, dedicata a rilanciare i diritti del Pianeta con il movimento “Fridays For Future” che in poco tempo da un gruppo di studenti ha coinvolto altre fasce della popolazione, insegnanti, genitori e figli, dipendenti, è importante dedicare un momento per capire quanto il cambiamento climatico e il riscaldamento globale sono problemi di comune interesse che toccano ogni aspetto della nostra vita.

Le nostre abitudini alimentari, come ci spostiamo, l’energia elettrica che utilizziamo e persino i flussi migratori saranno sempre più influenzati dalla crisi climatica in corso.

Ognuno di noi può e deve fare qualcosa nel proprio piccolo per ridurre il proprio impatto sull’ambiente iniziamo a lavorare e a lottare da oggi, a partire dalle nostre abitudini, perché vogliamo che cambi radicalmente il sistema prima che cambi irrimediabilmente il clima! Noi ci crediamo.

La produzione di energia pulita rimane una delle chiavi principali del cambiamento sul clima.

Consideriamo che circa il 45% delle emissioni di Co2 sono provocate dalle centrali a carbone, il 30% in più delle emissioni di co2 rispetto al petrolio e il 70% rispetto ai gas naturali (es. metano) .

Troppo poco spazio è lasciato alle energie rinnovabili, energie per le quali i governi e le istituzioni dovrebbero spendersi con maggiori incentivi.

In Italia, secondo il gestore della rete Terna, nel 2018 le fonti rinnovabili hanno coperto il 35% della produzione di energia, 3 punti in più rispetto al 32% del 2017. Il primato è della Svezia, 54,5%, che ha saputo sfruttare al massimo le grandi ricchezze del Paese, l’acqua e le foreste, per produrre energia idroelettrica e biomasse che servono a riscaldare le case degli svedesi. 

Se il mondo fosse una grande Svezia, il problema del riscaldamento climatico sarebbe in via di risoluzione.

SYSTEM CHANGE, NOT CLIMATE CHANGE – Friday For Future

 

 

Ultime news 14.02.2019

 

ENERGIE RINNOVABILI

nel 2018 le fonti rinnovabili di energia hanno generato il 32,3% dell'elettricità europea

 

Il rapporto "Il settore energetico europeo nel 2018", dei centri studi britannico Sandbag e tedesco Agora Energiewende, rivela che nel 2018 le fonti rinnovabili di energia hanno generato il 32,3% dell'elettricità europea: un aumento di 2,3 punti rispetto al 2017, quando avevano prodotto il 30,0%.

Di questa crescita, metà è stata dovuta alla ripresa dell'idroelettrico e metà dalla crescita di eolico, fotovoltaico e biomasse. 

In Italia, secondo il gestore della rete Terna, nel 2018 le fonti rinnovabili hanno coperto il 35% della produzione di energia, 3 punti in più rispetto al 32% del 2017.

 

 

 

News IlSOLE 24 ORE del 12.02.2019

 

L’EUROPA CONSUMA SEMPRE DI PIÙ ENERGIA RINNOVABILE. SCOPRI I PAESI PIÙ VERDI

L’Unione Europea avanza verso gli ambiziosi obiettivi di un mix energetico sempre più centrato sulle fonti rinnovabili. E’ però un’Europa a macchia di leopardo, con esempi virtuosi e altri molto meno “green”. Il target Ue di un 20% di energia proveniente da rinnovabili nel 2020 è comunque alla portata. Lo confermano gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, l’Istituto di statistica dell’Unione Europea, relativi al 2017: la quota di rinnovabili sui consumi finali di energia nei 28 Paesi membri è salita al 17,5% (dal 17% del 2016) e soprattutto è raddoppiata rispetto al 2004, quando era solo dell’8,5 per cento.

Non sorprende che i Paesi più virtuosi si trovino quasi tutti nel Nord Europa. Spicca il primato della Svezia, che con il 54,5% stacca nettamente tutti gli altri. A Stoccolma hanno saputo sfruttare al massimo le due grandi ricchezze del Paese: l’acqua e le foreste. Con la prima producono l’energia idroelettrica che è la principale fonte di generazione di energia; con la seconda le biomasse che servono a riscaldare le case degli svedesi. Non sorprende quindi che ogni cittadino svedese emetta in media un quarto di CO2 rispetto a un americano. Se il mondo fosse una grande Svezia, il problema del riscaldamento climatico sarebbe in via di risoluzione.

Non sorprende che i Paesi più virtuosi si trovino quasi tutti nel Nord Europa. Spicca il primato della Svezia, che con il 54,5% stacca nettamente tutti gli altri. A Stoccolma hanno saputo sfruttare al massimo le due grandi ricchezze del Paese: l’acqua e le foreste. Con la prima producono l’energia idroelettrica che è la principale fonte di generazione di energia; con la seconda le biomasse che servono a riscaldare le case degli svedesi. Non sorprende quindi che ogni cittadino svedese emetta in media un quarto di CO2 rispetto a un americano. Se il mondo fosse una grande Svezia, il problema del riscaldamento climatico sarebbe in via di risoluzione.

Nell’Unione Europea, ci sono altri casi virtuosi, come la Finlandia, la Lettonia, la Danimarca e l’Austria, tutti con quote di rinnovabili comprese tra il 30 e il 40 per per cento. I Paesi che hanno già centrato in anticipo il proprio obiettivo di rinnovabili per il 2020 – ogni Stato ha un suo target specifico che dipende da fattori come potenziale di energie verdi e  tasso di crescita economica – sono Bulgaria, Italia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Croazia, Lituania, Ungheria, Romania, Finlandia e Svezia.

I due paesi bocciati sono invece Olanda e Francia, lontani rispettivamente 7,4 e 6,7 punti percentuali dall'obiettivo del 2020. Se la Francia è parzialmente giustificata dal target ambizioso che ha fissato (23% contro il 17% dell’Italia), l’Olanda proprio no, con il suo modesto 14% di obiettivo, uno dei più bassi dell’Unione. A dispetto dei popolari mulini a vento, il mix energetico olandese è ancora quasi monopolizzato dai combustibili fossili: gas naturale, di cui è uno dei maggiori produttori europei, petrolio e carbone. A sua parziale giustificazione va detto che i Paesi Bassi ospitano le più grandi riserve dell’Unione Europea di gas naturale e dunque hanno a disposizione una fonte di energia a basso costo.

 

 

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GIAPPONE, LE COLONNINE PER LE AUTO ELETTRICHE SUPERANO I DISTRIBUTORI DI CARBURANTE

Storico sorpasso nel paese asiatico grazie anche agli incentivi governativi: 40 mila punti di ricarica contro 34 mila pompe di benzina. In Italia siamo fermi a 1.500

di LUCA PAGNI

In Giappone le auto elettriche hanno messo la freccia; nel paese asiatico, le colonnine per la ricarica di vetture senza emissioni di CO2 sono più diffuse dei distributori di benzina. Il sorpasso è stato certificato da Bloomberg: secondo l'agenzia economica, che ha citato dati della Nissan, nel paese del Sol Levante ci sono attualmente 40mila punti di ricariche per auto elettriche, mentre le pompe di benzina sono 34mila.
 
Ovviamente, bisogna fare qualche distinguo. Per esempio, gli impianti hanno caratteristiche tecniche completamente diverse: dalle singole pompe è possibile rifornire più auto contemporaneamente e i tempi di ricarica sono differenti: anche meno di un minuto per un pieno di benzina e di gasolio, mentre per ricaricare un motore elettrico ci vogliono ancora 20 minuti anche nelle colonnine cosiddette fast charge. Per non dire che nel conto delle colonnine di ricarica, la Nissan ha calcolato anche le utenze "domestiche" e non solo quelle pubbliche. Ma non è questo il punto: il sorpasso è di per sé emblematico di quanto sta accadendo nel mondo della mobilità, soprattutto se il sorpasso avviene nel paese le cui case costruttrici prima e di altre hanno creduto nella rivoluzione tecnologica del mezzo.

Negli Stati Uniti, giusto per fare un paragone, a fronte di 115mila pompe di carburante, ci sono 9mila stazioni di ricariche pubbliche. Ma è anche vero che in Giappone il Governo da qualche anno ha approvato una campagna di sussidi in favore di chi compra auto elettriche in modo da favorire la realizzazione di infrastrutture per la ricarica dedicate ai nuovi modelli. Non c'è dubbio che il piano abbia prodotto risultati: in Giappone ci sono 6.500 colonnine per la ricarica "veloce", contro i 3mila presenti nei paesi dell'Unione europea e i 1.700 degli Stati Uniti.

E in Italia? I numeri sono ancora abbastanza limitati, anche perché il numero di auto vendute è ancora molto esiguo. Nel nostro paese circolano circa 10 mila auto elettriche, fornite da una rete di ricarica di 1.500 colonnine pubbliche, di cui 900 gestite da Enel.

Secondo un recente studio pubblicato da Bloomberg New Energy Finance, entro il 2040 le vendite di auto elettriche nel mondo potrebbero raggiungere 41 milioni: in altre parole, almeno un'auto nuova su quattro avrà un motore senza emissioni inquinanti. Il che equivale a 90 volte il numero di veicoli elettrici venduto secondo i dati del 2015 (poco più di 462mila in totale, che già erano in crescita del 60 per cento rispetto all'anno precedente).

Ma il calcolo potrebbe essere sottostimato, come si legge proprio nel report di Bloomberg New Energy Finance: "Ci attendono ulteriori, grandi riduzioni dei prezzi delle batterie e nel corso degli anni 2020 nella maggior parte dei Paesi l'EV diventerà un'opzione più economica rispetto alle auto a benzina o diesel".
I costi delle batterie agli ioni di litio sono già scesi del 65% dal 2010, raggiungendo i 350 dollari per kWh ed entro il 2030 si prevede che arrivino al di sotto dei 120 per kWh. Sempre secondo gli ultimi dati disponibili, con i veicoli elettrici in circolazione nel 2040 si potrà risparmare 13 milioni di barili di greggio al giorno in meno.

FONTE: http://www.repubblica.it/economia/2018/04/11/news/giappone_auto_elettrica_colonnine_ricarica_superano_distributori-193506216/  

 

 

IL MERCATO DELL’AUTO ELETTRICA IN ITALIA NON VA. PERCHÉ?

di Milena Gabanelli e Andrea Marinelli

Le emissioni dei gas di scarico delle automobili contribuiscono al riscaldamento del pianeta. Per questo, i governi di tutto il mondo - nell'accordo di Parigi sul clima sottoscritto da 196 Paesi nel dicembre 2015, da cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha decido di ritirarsi - hanno stabilito di mettere fine alla vendita di automobili a benzina o diesel: oggi in tutto il pianeta ne circolano più o meno un miliardo. Per riuscire a contenere il riscaldamento medio del pianeta sotto i due gradi, come proposto a Parigi, è necessario che entro 20 anni si arrivi a 600 milioni di auto elettriche. Oggi sono appena 2 milioni, lo 0,2 del totale.

 

 

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NUOVI INCENTIVI PER IL FOTOVOLTAICO:

DECRETO IN BOZZA

Il Decreto vuole sostenere la produzione delle rinnovabili elettriche attraverso “la definizione di incentivi e modalità di accesso che promuovano l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità degli oneri di incentivazione in misura adeguata al perseguimento degli obiettivi nazionali e con modalità conformi agli aiuti di Stato Ue”.

Gli incentivi sono previsti anche per il fotovoltaico, tenuto conto che gli impianti residenziali possono godere delle detrazioni fiscali, gli incentivi sono dedicati agli impianti con potenza superiore ai 20 kW, divisi in 3 categorie con differenti modalità ed entità di incentivo:

impianti dai 20 ai 100 kW, con incentivi fino a 0,11 euro/kWh;                                                                                                                                                 impianti dai 100 ai 1.000 kW, con incentivi fino a 0,09 euro/kWh;                                                                                                                                     impianti superiori a 1 MW con incentivi fino a 0,07 euro/kWh.

Rientrano in questo sistema di incentivo gli impianti di nuova costruzione, sia a quelli integralmente ricostruiti e riattivati, sia a quelli oggetto di intervento di potenziamento o di rifacimento.

Per gli impianti sino a 1 MW l’accesso avviene mediante l’iscrizione ad appositi registri mentre per quelli superiori l’accesso avviene mediante la partecipazione a procedure competitive di aste al ribasso.

Sono previste 7 procedure di asta e registro a partire dal 30 novembre 2018 sino al 30 novembre 2020, con cadenza quadrimestrale. Per il Gruppo A di tecnologie, comprendente fotovoltaico ed eolico saranno incentivati nel triennio 580 MW di impianti inferiori al MW e 4.800 MW di impianti superiori al MW. A seguire tabella che esprime gli incentivi per le diverse tipologie di impianto:

Tabella SEN


Leggi la bozza completa del decreto

Bozza decreto-Fer.pdf Bozza decreto-Fer.pdf
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#M'ILLUMINO DI MENO

Giornata del Risparmio Energetico e degli stili di vita sostenibili

M’Illumino di meno è l’iniziativa ideata e promossa dalla trasmissione radiofonica Rai Caterpillar, nata nel 2005, che ogni anno chiede di mettere al centro dell’attenzione il risparmio energetico

Dall'inizio di M’illumino di Meno, in 14 anni, il mondo è cambiato, l’efficienza energetica è diventata un tema economico rilevante, le lampadine ad incandescenza che si invitava a cambiare con quelle a risparmio energetico, adesso, semplicemente, non esistono più. Tanti italiani hanno sul tetto di casa i pannelli fotovoltaici e tutti i governi del mondo hanno fatto altri accordi, a Parigi nel 2015, per ridurre i danni dei cambiamenti climatici. M’illumino di Meno è diventata anche la festa degli stili di vita sostenibili, quelli che fanno stare bene senza consumare il pianeta e noi di Live Energy sosteniamo la loro iniziativa e il loro pensiero.

Quest’anno Caterpillar e Radio2 dedicano M’illumino di Meno alla bellezza del camminare e dell’andare a piedi. Perché sotto i nostri piedi c’è la Terra e per salvarla bisogna cambiare passo. L’invito per il 23 febbraio 2018 è spegnere le luci di spegnere tutte le luci che non sono proprio indispensabili alle 18 e andare a piedi: una marcia, una processione, una staffetta, una maratona o una mezza maratona, un ballo in piazza o un pezzo di strada dietro alla banda musicale del paese. Per le scuole il Pedibus – andare tutti insieme a piedi – per chi va in auto fare un pezzo a piedi.

Un’iniziativa simbolica e concreta – spegnere le luci e testimoniare il proprio interesse al futuro dell’umanità – che è diventata subito molto partecipata: si spengono sempre le piazze italiane, i monumenti – la Torre di Pisa, il Colosseo, l’Arena di Verona -, i palazzi simbolo dell’Italia – Quirinale, Senato e Camera – e tante case dei cittadini. Si sono spenti per M’illumino di Meno la Torre Eiffel, il Foreign Office e la Ruota del Prater di Vienna. In decine di Musei si organizzano visite guidate a bassa luminosità, nelle scuole si discute di efficienza energetica, in tanti ristoranti si cena a lume di candela, in piazza si fa osservazione astronomica approfittando della riduzione dell’inquinamento luminoso.

Quest’anno sarà venerdì 23 per il compleanno del Protocollo di Kyoto, il tentativo dell’umanità di salvare la Terra dalla distruzione indotta dai cambiamenti climatici.

Si può fare, a piedi . Per un giorno, il 23 febbraio 2018, pensiamo con i piedi e spegniamo le luci.

#MilluminoDiMeno

 

 

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Cinzia Arena venerdì 16 febbraio 2018

Energia elettrica. La beffa della bolletta: si pagherà anche per i morosi

Gli oneri di sistema non saldati finiscono nelle bollette dei consumatori in regola. Una serie di sentenza ha infatti cambiato il quadro normativo. Ecco cosa c'è da sapere

La beffa della bolletta: si pagherà anche per i morosi

Una beffa per gli utenti: dover pagare la bolletta della luce anche per chi non lo fa. Fare chiarezza su questa vicenda - che ha destato le giuste proteste delle associazioni dei consumatori - non è facile. Per una serie di ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato l’Autorità dell’energia ha stabilito che una parte delle bollette inevase, circa 200 milioni di euro secondo le associazioni ma non ci sono certezze sui numeri, sarà distribuita tra tutti gli utenti che pagano regolarmente. Una contraddizione che affonda le radici nella liberalizzazione del settore, diventata operativa nel 2007, e nel fatto che i fornitori finali (vale a dire le aziende che emettono le bollette vendendo l’energia ai cittadini)sono stati costretti a versare ai distributori (le aziende che invece portano l’energia dentro le case) i cosiddetti "oneri generali di sistema", vale a dire appunto una quota per il servizio di trasporto dell’energia che poi il distributore vende.

In Italia i fornitori sono circa 400 tra grandi (Enel, Eni, A2a, Illumia, E-on e Agsm) e piccoli, nati appunto in seguito alla liberalizzazione. Alcuni sono rimasti schiacciati dai debiti perché a fronte di consumatori morosi (ai quali solo dopo un certo numero di mesi viene sospesa l’erogazione) hanno dovuto comunque versare ai distributori quanto previsto per legge. Alcune sentenze del Tar e del Consiglio di Stato hanno però stabilito che a pagare debbano essere i clienti finali e non i fornitori. Da qui la decisione dell’Autorità di rateizzare questi "oneri" - per il momento una parte ma l’ammanco potrebbe essere di un miliardo - tra tutti coloro che la bolletta l’hanno sempre pagata. L’Autorità dell’Energia ha subito precisato che si tratta di «una casistica limitata» legata a «solo una parte degli oneri generali di sistema» e non ha fornito cifre. Lo stesso corto-circuito si era presentato a proposito del pagamento del canone Rai che è stato inserito in bolletta per evitare l’evasione: quello dei morosi non poteva essere pagato dalle società di vendita che fatturavano bollette non incassate. É stato necessario un atto normativo per correggere questa incongruenza. Che adesso si è ripetuta con gli oneri di sistema che i fornitori di energia si accollavano senza averli incassati.

Alcune società sono state costrette a chiudere: l’ultima in ordine di tempo è stata Gala, una delle più esposte. I dati evidenziano come la morosità sia più elevata nel libero mercato (con il 4,7% di contatori sigillati, percentuale che sale al 5,8% per le utenze non domestiche come negozi e uffici). Nel segmento di maggior tutela (quello con le tariffe regolate dallo Stato e che circa 20 milioni di utenti hanno ritenuto più sicuro preferendo non cambiare fornitore) sono insolventi solo il 2,8% dei clienti. La liberalizzazione insomma ha prodotto un aumento dei comportamenti scorretti. Diffuso soprattutto nel Mezzogiorno e ribattezzato "turismo dell’elettricità": si basa sul fatto che prima di poter chiudere un contatore ci vogliono molte bollette non pagate. così chi vuole fare il furbo aspetta, non paga, e al momento giusto cambia "fornitore-vittima". Per mettere fine a questo pasticcio bisognerà aspettare che diventi operativa la banca dati del Sii il sistema informativo integrato nel quale le società elettriche potranno consultare il curriculum del cliente. «Il principio resta profondamente sbagliato - commenta Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori - poco importa di chi è la colpa. Si tratta di oneri impropri che non dovrebbero gravare sulle famiglie che pagano le bollette, ma semmai sulla fiscalità generale».

LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO:

https://www.avvenire.it/economia/pagine/la-beffa-della-bolletta-della-luce

 

 

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ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA - di Milena Gabanelli e Andrea Marinelli 6 febbraio 2018

Consumate poca elettricità? Pagherete il 46% di più in bolletta

A dicembre, mentre l’Autorità per l’energia annunciava gli aumenti più elevati degli ultimi cinque anni, 5,3% per le forniture elettriche e del 5% per il gas, ci appassionava di più discutere attorno a quel centesimo del sacchetto di plastica biodegradabile. C’è una ragione: le bollette sono diventate un bancomat, a comporre la tariffa sono piccole voci di cui non capiamo nulla, e quindi non ci facciamo più caso. Paghiamo e basta. L’Unione Nazionale Consumatori calcola che, con queste nuove tariffe, le famiglie italiane pagheranno 79 euro in più all’anno. Qualcuno bilancerà con i famosi 80 euro in più in busta paga. Ma come si spiega questo aumento?

L’Autorità lo giustifica così: incremento dei prezzi all’ingrosso del gas nei mesi invernali (finora l’inverno è stato piuttosto temperato), costi per adeguatezza e sicurezza, la scarsa produzione di idroelettrico a causa dell’estate calda, e alla dispersione nelle reti del Sud. Quindi non solo non è stata fatta la manutenzione che invece — insieme a trasporto, distribuzione e gestione del contatore — abbiamo pagato in bolletta con un aumento del 50% negli ultimi 7 anni, ma ci ritroviamo caricati del costo della «dispersione». Di quale natura è l’inadempimento? Civile? Penale?

Le vere ragioni dell’aumento

Guardando dentro la delibera, il grosso degli aumenti sono dovuti a ben altre ragioni. Un silenzioso decreto del Ministero dello Sviluppo Economico — approvato il 21 dicembre con parere positivo delle commissioni industria di Camera e Senato — ha deciso di fare lo sconto alle imprese energivore, ovvero quelle a forte consumo energetico, riversando i costi sulle famiglie e le piccole-medie imprese.

A beneficiarne sono grandi gruppi come Marcegaglia, Pirelli, Ilva, Lactalis, Nepi, San Benedetto, Uliveto, Zegna, De Cecco o Rana e altre 2.800 aziende di qualunque settore, dalle acciaierie ai salumifici. Pagheranno complessivamente 1,7 miliardi in meno, e pertanto — secondo il Ministero dello Sviluppo — diventeranno più competitive. Una motivazione legittima se non fosse che a pagare sono i clienti più piccoli, su cui si è spostato il carico degli oneri di sistema, una voce che in bolletta si aggiunge al costo dell’energia, e su quell’aumento del 5,3% lo sconto pesa per l’1,9%.

Diamo incentivi a chi produce elettricità con le «schifezze»

Fra gli oneri di sistema troviamo ancora gli incentivi per gli impianti Cip 6 decisi nell'aprile 1992, ovvero quasi 26 anni fa, alcuni dei quali sono alimentati con rifiuti non biodegradabili: si tratta di elettricità prodotta con «schifezze» — come ad esempio scarti agricoli, vegetali e industriali — ma incentivata in bolletta, che la Commissione europea ha bocciato già nel 2003. E che noi continuiamo a pagare.

Ad incidere sul prezzo sono anche i certificati bianchi, titoli che servono a incentivare interventi di efficienza energetica e che vengono finanziati sempre in bolletta attraverso gli oneri di sistema. Sono entrati nel vortice delle speculazioni e in diciotto mesi le quotazioni sono aumentate del 260%. Mentre l’Autorità sta a guardare, e il Ministero dello Sviluppo prende tempo, a guadagnarci sono le Energy Service Company e le società di distribuzione elettrica. Un «giochino» che costa ai cittadini 7 milioni di euro al giorno.

Incidenza oneri di sistema in bolletta, trimestre 2018

Il prossimo aumento: +46% a chi paga poco

Il colpo di grazia arriverà a gennaio del 2019, quando entreranno in vigore le nuove tariffe progressive. Se finora chi consumava di più pagava di più, dall’anno prossimo le tariffe saranno indifferenziate per tutti per favorire i consumi di energia elettrica. Il risultato sarà questo: chi consuma di più risparmierà, chi consuma poco (praticamente tutte le famiglie italiane) si troverà in bolletta un aumento fino al 46% in più. Lo conferma la stessa Autorità, che nel testo della delibera 867/2017/R/EEL del 14 dicembre scrive:

«L’attuazione del terzo step della riforma tariffaria per i clienti domestici del settore energetico comporterà inevitabili aumenti di spesa annua per larghe fasce della popolazione».

In sostanza «i piccoli» pagano lo sconto ai «grandi», e per incentivare il consumo di energia elettrica (più sostenibile del fossile) il conto lo paga la «larga fascia di popolazione».

Il 9,1% delle famiglie fatica a pagare la bolletta

Intanto dall’Osservatorio Ue sulla povertà energetica apprendiamo che l’Italia è fra i Paesi europei in cui i cittadini hanno maggiore difficoltà a pagare le bollette di luce e gas. Sia i prezzi dell’elettricità che quelli del gas sono i terzi più alti dell’Unione europea: nel primo caso dietro a Danimarca e Germania, nel secondo caso a Svezia e Portogallo. Anche per questo, il 9,1% delle famiglie negli ultimi 12 mesi ha avuto ritardi nei pagamenti delle bollette.

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http://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/consumate-poca-elettricita-pagherete-46percento-piu-bolletta/21f7bdd6-0b1c-11e8-9333-a02b6d017075-va.shtml 

 

 

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